L'arte di non amareggiarsi la vita by Rafael Santandreu

L'arte di non amareggiarsi la vita by Rafael Santandreu

autore:Rafael Santandreu
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Vallardi
pubblicato: 2013-01-13T23:00:00+00:00


Nell’antica città di Kioto abitava un grande samurai. Era già vecchio ma ancora capace di sconfiggere qualunque rivale, sia con la sciabola sia con il bastone da kendo. Grazie alla sua reputazione, si era guadagnato un gran numero di discepoli.

Un giorno, arrivò in città un giovane guerriero molto spavaldo, ma non troppo bravo. In quella prima settimana sentì parlare tanto del vecchio samurai che volle ricevere i suoi insegnamenti.

«Signore, vi chiedo di accettarmi come vostro alunno», disse un giorno al maestro, ma il samurai rispose: «Non ho tempo per te. Vattene a cercare un’altra scuola».

Il giovane si sentì umiliato, andò su tutte le furie e cominciò a insultare il maestro: «Sei un vecchio idiota! Chi ti vorrebbe come maestro? Io stavo solo scherzando, non prenderei mai lezioni da un vecchio inutile come te!»

I discepoli del samurai rimasero perplessi di fronte all’insolenza del giovane forestiero ed erano convinti che il maestro avrebbe replicato in maniera incisiva con una mossa di arte marziale. Invece il samurai continuò a riordinare i suoi libri come se nulla fosse. Il giovane, ringalluzzito, alzò ancora di più il tono della voce: «Non servi a niente, vecchio imbroglione! E per di più, puzzi come una montagna di sterco di vacca!»

E visto che il samurai non rispondeva, il giovane esplose, colpì i mobili e agitò a lungo il suo bastone di kendo. All fine si stancò e, vedendo che nessuno rispondeva alle sue intimidazioni, se ne andò umiliato.

Qualcuno, tra gli studenti più giovani che erano lì riuniti, scoppiò in lacrime perché il maestro non aveva neanche tentato di difendere il proprio onore e quello della scuola. Uno di loro si asciugò gli occhi e disse: «Come avete potuto sopportare una simile umiliazione?»

Ma il maestro, senza smettere di riordinare le sue cose, rispose: «Se uno ti fa un regalo e tu non lo accetti… a chi appartiene il regalo?»

Anche se a prima vista potrebbe non sembrare, la storia del samurai che non reagisce agli insulti è legata alla nevrosi che stiamo tentando di combattere in questo momento: la vergogna o la paura del ridicolo.

La vergogna è un problema più grande di quanto si possa immaginare. Per colpa sua, perdiamo tante opportunità di goderci la vita! Per vergogna, ci facciamo sfuggire l’occasione di conoscere persone meravigliose con le quali vivere una bella storia. Per vergogna, non alziamo la mano per ammettere di non aver capito, rischiando così di non imparare. Per vergogna, sempre per la stupida vergogna, ci perdiamo così tanto… Come diceva lo scrittore Jean de la Fontaine: «La vergogna di confessare il primo errore ce ne fa commettere tanti altri».

Il fatto è che la vergogna può produrre in noi un autentico terrore. Da un sondaggio è emerso che le persone hanno più paura di parlare in pubblico che della morte. Infatti, quella di risultare ridicoli è la paura più grande nella nostra società. Che cosa assurda!

Tra i tanti disturbi che trattiamo noi psicologi, la vergogna svolge spesso un ruolo importante nello sviluppo e nella persistenza del sintomo.



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